Andalusien 1984-1985

I giornalieri andalusi

Due anni in Andalusia, o meglio, due tarde estati e autunni nelle campagne andaluse, a caccia di cooperative rurali, cercando di risolvere il quesito: potranno queste – spesso ingenue, sempre poco e niente fidanziate, scarsamente sovvenzionate - iniziative, fornire lavoro ai giornalieri en paro, e cioè senza lavoro? Eravamo un team di ricerca, si direbbe oggi, tre ricercatori dell’università Ratisbona: io però mi ero prefissa di indagare proprio la vita, anzi il “mondo della vita”- la Lebenswelt- dei lavoratori della terra andalusi, di scoprire quanto ancora sopravviveva della loro antica tradizione di lotte sindacali, quanto coraggio, quanta speranza possedevano ancora, quanto disperata fosse – eravamo nella metà degli anni ottanta - la loro lotta contro la meccanizzazione del lavoro agricolo, che ormai anche in Andalusia era una realtà. Che cosa sarebbe accaduto di loro quando il cotone non venisse più raccolto a mano, né le olive, né l’uva, come già il grano (tranne che sui pendii dove le macchine per la raccolta non arrivano), uomini e donne che da generazioni offrivano il loro lavoro giornaliero? Condannati per sempre al paro? i jornaleros andalusi erano consci di essere i rappresentanti di una collettività orgogliosa del proprio passato e del proprio valore, ma destinati a sparire, mentre l’utopia di una campagna che desse loro lavoro si rivelava già allora era quel che era: un’illusione che la storia avrebbe di lì a poco spazzato via. 


Il cotone


L'ulivo



Il grano


L'uva


Altre attività


La protesta

I jornaleros di Marinaleda