A Quetta con i Medici senza Frontiera
Sono i medici senza frontiera a invitarmi in Pakistan. Se ci voglio andare? Anche subito. A nord di Quetta, nel Beluchistan nel centro sanitario rurale di Kuchlak, i msf forniscono assistenza ai rifugiati afghani. Vengo ospitata a Quetta, una palazzina protetta da muraglie e guardie armate come tutte le case private del paese. La mia accompagnatrice olandese – il centro è gestito dai msf olandesi - mi accompagna a visitare il campo profughi e l’ospedale di Chaman, al confine con l’Afghanistan. Nell’ambulatorio di Kuchlak seguo i programmi per le donne e quelli per i bambini malnutriti.
Da questa breve, ma sconvolgente esperienza scaturiranno due racconti: “Il risveglio di Roxana” (in: Mondi al limite, Feltrinelli 2008), basato su un fatto vero - le trasfusioni di sangue non possono essere elargite alle donne senza il permesso dei mariti. L’altro racconto, “La pillola per Zaira” in “Noi non restiamo a guardare”, Feltrinelli 2012), è incentrato sulla campagna per la contraccezione che le donne afghane del luogo interpretano a modo loro.
Non è stato un viaggio facile: i msf operano in zone a rischio ed erano responsabili per la mia incolumità, ma io non potevo rinunciare a dare uno sguardo alla città, al bazar, ai negozi, alla vita pakistana, insomma. Per farlo dovevo spingermi al di là dei centri di soccorso ai profughi e andare oltre il portone ben sorvegliato della residenza dei msf. Anche se a malincuore, mi viene concesso il permesso: riesco ad andare in città, accompagnata da una dottoressa pakistana, ad assaggiare i dolci locali, a spingermi in un negozio di tessuti e a farmi confezionare due completi di kamiz chawal (quelli che indosso nelle fotografie).
L’evasione mi riesce anche a Islamabad: in compagnia di un medico sf vado per un giorno a Taxila, dove ancora si respira l’aria dell’antica civiltà del Gandhara e i Buddha consunti dal vento hanno l’aspetto di statue greche. Sono emozionata: mi sembra di rivivere il viaggio in Uzbekistan, quando facevo le ricerche per il Kuraj.